venerdì 8 febbraio 2008

Sloveni, basta di sfruttare l'Italia!

UNA NUOVA LETTURA DEI RAPPORTI FVG-SLOVENIA

Essendo arrivato in FVG quattro anni fa grazie ad una conoscenza que avevo a Trieste, sono subito stato confrontato con la minoranza slovena. Man mano che conoscevo la Regione mi rendevo conto del peso di questa communita nel tessuto economico-sociale friulano-giuliano e ho deciso quindi di avvicinarmi dalla Slovenia che secondo me sarebbe altretanto vicina dall'Italia, cio che si e avverato assolutamente falso. In realta ho incontrato dalla parte degli sloveni, sia quegli di cittadinanza italiana sia quegli abitanti del loro paese, uno stremo nazionalismo contrario alla mondializzazione e non rispettoso della cultura italiana.
Ho deciso quindi di ripassare la storia ed i rapporti socio-economici fra l'attuale Slovenia e l'Italia per promuovere una convivenza pacifica e di rispetto mutuo fra i due popoli. Dico questo perche' mi sono accorto che gli sloveni giovani hanno imparato una storia "sbagliata" in cui tutti gli aspetti della loro "italianita" sono stati cancellati, oltre ad aver imparato cose come: "il FVG e sloveno alla radice ed e stato occupato dall'Italia"; "i romani non c'entrano niente con gli italiani" ; "gli italiani sono un popolo inferiore" , ecc. Allo stesso tempo assisto ad una slovenizzazione del Friuli Venezia-Giulia con il chiaro scopo di rendere tutti i friulani-giuliani degli sloveni e magari un giorno promuovere l'aggregamento del territorio del FVG alla Slovenia, cio che per me sarebbe inaccettabile, seppure nel quadro di una Euroregione, senza una politica di tutela e promozione della lingua italiana e degli interessi dell'Italia che da cinquanta anni vengono sopraffati.
Voi mi direte: ma che centra un'italiano nato all'estero con la realta del FVG e dei suoi rapporti con la Slovenia? Io allora vi rispondero che tutti quegli italiani di lingua slovena ma nati in Italia che affermano di essere sloveni non sono affatto italiani anche se vivono da questa parte del confine, mentre noi che siamo nati all'estero ma che abbiamo imparato la lingua italiana prima a casa e dopo nelle diverse scuole italiane esistenti all'estero (istituto Eugenio Montale e Dante alighieri nel mio caso), noi siamo dei veri italiani. Insomma, la differenza si trova nell'amore che abbiamo per l'Italia- e che dovrebbe essere per noi tutti tanto forte quanto l'amore che gli sloveni hanno per la Slovenia. In piu, lavoro sia in Slovenia che in Italia.
Comincero quindi dalla Storia italo-slovena, poi trattero la questione linguistica ed alcuni fatti della vita in Slovenia nel quotidiano che potranno essere verificati da chiunque. Successivamenti tratteremo il ruolo dei nostri due paesi nell'Unione Europea e daremo alcuni suggestioni ai nostri politici perche' ambedue le culture siano rispettate e valorizzate.
I - STORIA ITALO-SLOVENA
1. I romani
La prima e piu importante colonia dell'Italia nord-orientale fu Aquilea (181 a.C), da li lungo le principali arterie si svilupparono le citta della Iulia (Venezia Giulia): Lungo la via Annia che portava verso nord, la via Postumia che portava verso la regione della Pannonia (lubiana- Iulia Emosa, Zagabria e Istria fino alla Dalmatia, passando per Aidossina -Ajdovčina, chiamata allora Fluvio Frigido (vedere La Strada per il Norico di Flaviana Oriolo, edizione LEG).
2. Alto Medioevo
Dopo la caduta dell'Impero Romano e l'arrivo dei Longobardi (di origine svedese) sotto la protezione del Santo Impero Romano Germanico, la regione fu controllata dai conti di Gorizia le cui terre si estesero dalla Carinzia fino in Istria ed assunsero i seguenti titoli lungo il loro lungo dominio che duro diversi secoli: Confalconieri della Sacrata Principata Chiesa d'Aquilea; Signori di Postoina ; Conti del Tirolo, di Pisino e del Carso; Principi della Marca Schiavona e Marchesi dell'Istria poiche' i loro numerosi possedimenti sul Carso come Duino, Castelnovo, Rauna, Comen, Schwarzenegg, Corgnale, il castello d'Alben, Vipacco, ecc ristabilirono l'unione fra l?istria e le terre goriziane* (S.Tavano,1994,ed. LEG
Nell'anno 1001 l'invasione avaro-slava, cioe, degli sloveni sul Friuli fu contenuta dai Longobardi proprio sul territorio di Gorizia.Si capice quindi che gli sloveni non sono autoctoni del territorio, essendosi infiltrati e poi ammessi. Anche successivamente, quando la pressione dei Bajuvari costrinse gli sloveni ad un progressivo generale arretramento da tutti i confini raggiunti, riducendo in definitiva la loro zona di occupazione ad appena un terzo della primitiva estensione, qui dal Fella all'Isonzo ed al mare la linea etnica ( ora approssimativamente corrispondente al confine politico) rimane attestata da tredici secoli sulle posizioni dell'originaria espansione. Quindi, per rafforzare le diffese del castrum di Silicano (Solcano) contro le invasioni ungheresi,alcuni anni piu tardi, fu costruito a Gorizia il suo castello ed il contato passo successivamente lungo i secoli dal Patriarcato d'Aquilea ai conti di Gorizia - Eppeinstein e poi Mainardi - e quindi alla Repubblica di Venezia ed all'Austria. Questi signori erano contrastati nel suo potere soltanto dalla Chiesa con i suoi eclesiastici e vescovi-principi. Per quanto riguarda la lingua parlata nella regione durante i romani ed i longobardi si parlava il latino.Successivamente nacque con la presenza dei franchi il friulano e poi durante il dominio veneziano si parlo l'italiano
3. Eta moderna
Durante la seconda meta del secolo XIV il Friuli Venezia-Giulia fu sede di numerosi scontri fra il duca d'Austria associato ai conti di Gorizia, Spilimbergo e Pordenone contro la Repubblica di Venezia associata al patriarcato d'Aquilea ( patriarca Maquardo). Questo periodo fu marcato da una successione di invasioni ed attachi ai castelli e citta friulane. Dopo occupare tutta la regione e la costa istriana, nel secolo XV Venezia si batte ancora contro gli ungheresi ed i turchi che arrivano alle porte di Lubiana.
Nel 1420 la Serenissima occupa tutta l'Istria patriarcale e completa la riconquista della Dalmazia (Veglia e Ragusa escluse), pero per quanto riguarda il Friuli ed il goriziano la situazione rimane instabile, con l'Austria e Venezia confrontandosi per ogni pezzo di terra.
Nel 1508 inizia la guerra aperta fra le contententi che finira definitivamente soltanto con le due Grandi Guerre.
Fino al 1516 le invasioni si succedono finche' fu firmata la pace di Worms con i suoi capitoli che pero non furono mai veramente rispetati. Si forma quindi un'alleanza fra Francia, Spagna, la Chiesa e Venezia contro l'Austria che successivamente con l'uscita della Chiesa dal contezioso per aver ottenuto i territori che pretendeva (Rimini e Forli), fu rifatta fra la Francia, il Regno d'Italia e la Spagna contro l'Austria. Piu tardi, con lo sparimento della Repubblica di Venezia sotto Napoleone, il conflitto riprese finche' nel secolo XX scopiarono le due Grandi Guerre.
4. II Grande Guerra e eta Contemporanea
Durante la II grande Guerra gli slavi, avendo sempre fatto parte dell'impero austriaco dove gia formavano una minoranza e non avevano voce in capitolo, hanno preferito tralasciare l'Asse ed unirsi alla parte opposta per via dell' Iuguslavia e la Russia con azioni di guerriglia (partigiani). Con la vittoria degli alleati gli iuguslavi si sono fatti regalare dagli anglo-americani una parte sostanziale dei territori cui hanno sempre preteso e piu tardi, sempre grazie ad azioni di pressione diplomatica e non solo (hanno ucciso buona parte degli italiani residenti a Pola nella strage di Vergarollo,nel 1946 con la guerra finita) con il trattato di Osimo (1954)ottenero quasi tutto cio che volevano, faccendosi fare regalare dagli anglo-americanibuona parte dei territori cui hanno sxempre preteso.per l'Italia nel 1943 quando i partigiani sloveni del IX Korpus iugoslavo impose ai partigiani italiani della Brigata Garibaldi la loro sottomissione e piu tardi l'accettazione dell'annessione del territorio della sinistra del Tagliamento con la collaborazione degli italiani-sloveni del Carso. Vi riproduco alcuni brani del racconto del partigiano Giovanni Padoan detto "Vanni" ( "Porzus-strumentalizzazione o realta storica,edizioni della Laguna- Monfalcone,2000) che chiariscono moltissimo sul comportamento ultranazionalista e perfino nazista degli sloveni fino ad oggi e rivelano come il PCI e particolarmente Togliatti non soltanto combatterono un'ideologia (fascismo) bensi tradirono il nostro paese ed il nostro popolo.
" Nel FVG, a differenza delle altre regioni d'Italia la lotta partigiana non inizio nel 8 settembre 1943, ma si come lotta di liberazione slovena si sviluppo subito dopo l'aggressione alla Iuguslavia e la conseguente annessione della Slovenia del sud come provincia di Lubiana. Cosi la guerriglia si fece viva sin dall'inverno del 1941 e ben presto travallico nelle province di Fiume, Pola, Trieste e Gorizia.
Gia nell'estate del 1942 fanno la loro comparsa nella provincia di Udine e precisamente nelle valli di lingua slovena del Natisone le prime formazioni partigiane slovene. Intensa propaganda viene fatta con ogni mezzo (manifesti in sloveno e italiano,bandierine, lettere minatorie, scritti murali,ecc) nei grossi centri, mentre la propaganda spicciola e fatta personalmente dai ribelli nelle borgate e nelle frazioni. Continuano i colpi di mano tendenti, evidentemente, a procurarsi armi per i nuovi adepti e indumenti.
Gli sloveni penetrati in Italia hanno ricevuto un affermato sostegno dei comunisti ormai abituati a fare opposizione al regime fascista; si formarono quindi cinque battaglione di partigiani che costituirono la prima brigata partigiana italiana che prendera il nome di Garibaldi-Friuli e sara sotto l'influenza del Comando sloveno della divisione Isonzo (Soške Divizie).
Il comando sloveno,subito dopo la costituzione della brigata, aumento la pressione perche' i battaglioni venissero spostati verso ovest, perche' sin d'allora essi consideravano slovena la regione del FVG e non intendevano tollerare la presenza di altre formazioni se non sotto il loro commando operativo.
Il 2 novembre 1944 arrivo al battaglione "Mazzini" "Andrea", commissario di tutte le forze garibaldine del Friuli. L'indomani, nella localita di Imenia, frazione del comune di S. Martino (oggi in territorio sloveno), ebbe luogo l'incontro con i massimi dirigenti politici e militari della slovenia. Erano presenti Frank Leskovšek (Luka), segretario del Partito Comunista Sloveno; Dušan Kveder,futuro commandante supremo e Aleš Bebler (Primož) commissario politico per il Primorsko-Venezia-Giulia. Si sarebbe potuto parlare in francese o in spagnolo, ma "Luka", mettendo la mano sulla carta geografica, disse: " Tukaj je Juguslavja, mi govorimo slovensko! (qui e terra iuguslava e si parla sloveno). Dopo i saluti, gli sloveni chiesero subito se gli italiani intendessero approvare la proclamazione del Consiglio Nazionale del Primorski che dichiarava la regione annessa alla Madre Patria Slovena. Gli sloveni affermarono che avrebbero preso ZTrieste e Gorizia d'assalto.
Che gli sloveni fossero diffidenti degli italiani lo dimostra il fatto che il 16 novembre, quando inizio la grande offensiva tedesca dell'Isonzo al Tagliamento, il commando sloveno non si degno nemmeno di chiedere che cosa intedeva fare la "Mazzini"
Nel mese di luglio e stata necessaria la riorganizzazione e l'unificazione del commando delle brigate "Osoppo"," Sandrio", "Ettore", e "Banfi" con il IX Korpus sloveno che aveva imposto il suo commando sulla zona libera da Attemis a Subit. Il patto duro fino alla fine della zona libera quando gli italiani ruppero con gli sloveni che insistevano: queste terre sono nostre e tutte le forze armate partigiane devono dipendere operativamente dal nostro commando, effettuando la mobilizzazione obbligatoria nelle valli di lingua slovena del Natisone e della Val Resia e chiudendo le scuole italiane, atteggiamento che fu appertamente sostenuto dallo stesso Tagliatti (segretario del PCI). I garibaldini allora sono stati inviati in Croazia e con grande difficolta riuscissero a tornare in patria.
Il commandante della brigata Trieste, Darco Pezza, che non accetto l'imposizione del commando sloveno, venne arrestato, giudicato "traditore" e condannato alla fucilazione immediatamente eseguita e la brigata fu sciolta.
Il CLN di Trieste si era spostato su posizioni antislave, il PCI pero, invece di battersi all'interno per impedire lo spostamento nazionalistico degli altri membri, prese posizioni sempre piu conformi agli interessi degli sloveni e non diffesero l'italianita di Fiume, Pola e dell'Istria.
Nel maggio 1945, finita l'offensiva,la divisione Garibaldi sperava di organizzarsi e partecipare alla liberazione di Trieste e Gorizia, pero in questo momento si paleso apertamente la volonta di allontanarla dalla zona. Fu dato l'ordine di spostare la divisione nella zona del VIII Korpuse poi giu nella zona del Brod na Kupi in Croazia. Nella marcia di ritorno la Garibaldi partecipo alle ultime scaramucce per la liberazione di Lubiana e si stabili a Zalog perun periodo di riposo. Allora, i suoi componenti insistettero per ritornare a casa, ma il commando sloveno premette perche' la divisione rimanesse con loro. Finalmente, dopo reiterate richieste, la Garibaldi fu trassportata in camion fino a Opicina dove arrivo il 18 maggio. Il 20 maggio sfiloin parata per le vie di Trieste .Tra l'entusiasmo dei garibaldini prese la parola il loro commissario che inneggia alla fratelanza italoslovena, pero rifiuta di sposare la tese dell'annessione di Trieste alla Iuguslavia, ma e tardi poiche' subito dopo le truppe titina invasero la citta.
Durante il suo discorso in piazza Unita d'Italia, il commissario comincia a parlare del futuro di Trieste e gli sloveni togliono l'audio ed il giornale "Nostro Avvenire" di lingua italiana ma che sostiene le tesi annessionistiche del commando sloveno censura il discorso.
Chiamato a rapporto, "Vanni" e accusato per non aver eseguito le direttive del partito sloveno. Anche nella parte slovena della Venezia-Giulia l'insurrezione armata riusci vittoriosa ovunque, escluse Trieste e Gorizia. Il 18 settembre 1945 a Montevecchio (Vogheržko) si riuni il Consiglio Nazionale Sloveno che dopo aver dichiarato decaduto il potere del regime fascista, proclamava il ritorno alla Madre Patria del Primorško, vale a dire, la Venezia-Giulia e tutta la pedemontana sino al Tagliamento, incluse le localita di Tarcento, Cividale e Cormons.A queste richieste territoriali smisurate, si accompagnava la politica di mobilitazione forzata dei giovani delle valli del Natisonee della Val Resia; la chiusura delle scuole italiane e l'imposizione di quelle slovene.Si minacciavano a morte i professori che si rifiutassero a collaborare. "
Cio naturalmente non fu evidente subito, ma l' otto settembre del 1943 tutto il paese insorse come un solo uomo.Cio non sarebbe stato possibile se non fosse stato fatto un buon lavoro di preparazione
La cellula del Partito Comunista Sloveno a Dol-Vallone si costitui constitui contemporaneamente al comitato del FL. La sua esistenza pero fu piu difficile e il successo piu lento. Per molto tempo gli scritti furono soltanto in tre: Ivan Pahor, Anton Peric ed Emil Frandolič. Dalla costituzione e fino alla sua morte ne fu segretario Ivan Pahor (Nute Tinin). La cellula aumento di numero nella primavera del 1943; in quel periodo entrarono nel partito Jošefa Boštijančič, Jože Boštijančič, Štefan Vižintin (Pinzot) e Jože Pahor (Sivkič) Matija. Nel settembre del 1943 aderi al PCS un altro gruppo di abitanti di Dol-Vallone. Le riunioni si svolgevano generalmente nella casa di Ivan Pahor a Palkšče oppure da Pinzot
Verso la fine del mese di luglio si costitui con l'aiuto del comitato del FL e della cellula del PCS un gruppo organizzato di donne - un embrione del Fronte Antifascista Feminile. A guida di questo gruppo si trovava Jošefa Boštijančič - Majda. La sezione vera e propria del FAF si costitui nel ottobre 1943. Le donne, giovani e anziane, si distinsero non solo nella raccolta di materiale vario e di indumenti, ma sopratutto col loro operato nel servizio stafetta; il trasporto della posta partigiana e dei comunicati era un compito importante e di responsabilita. Si trattava prima di collegare le varie frazioni del paese che si snoda per parecchi kilometri e poi di teneri i collegamenti di S. Michele, Opatje Selo, Doberdo del Lago, Lamiano e altri paesi.
Con l'arrivo nel territorio carsico dell'attivista giovanile Davorin Cek, conosciuto nell'illegalita come Danilo Mrkonja, aumento anche l'attivita della gioventu. Nell' estate del 1943 il Cek inizio con la costituzione nei nulerosi paesi del carso di comitati giovanili, cio i comitati della Unione della Gioventu Slovena (Zveva Slovenske Mladine) - probabilmente l'antenato della Unione slovena di Trieste. A Dol-Vallone il Mirkonja che era anche membro del comitato circondariale del del PCS per il Carso si fece vivo nel luglio del 1943. La riunione della gioventu si svolse sui pendii sopra Palkišče. La costituzione formale dell'organizzazione giovanile ebbe luogo invece nell' ottobre del 1943. Insieme al Mrkonja erano presenti alla riunione: Milka Višintin (Metna), Cvetka Pahor (Tinina), Cilka Boneta (Nutna), Mirko Pahor (Tinin) e Viktor Vižintin (Lukov). Nella zona di Dol-Vallone si trovava un posto di ristoro mobile a disposizione dei combattenti partigiani; era situato nelle imediate vicinanze della strada Trieste-Gorizia, poiche' si riteneva che cosi fosse piu sicuro. Infatti le pattuglie italiane non perlustravano la boscaglia cosi vicino alla strada perche' pensavano di non trovare niente. Cosi il posto ristoro non fu mai scoperto da maggio a luglio del 1943 e serviva sopratutto ai partigiani e attivisti feriti. Come gia menzionato il posto era mobile, ma per lo piu era situato sui pendii sopra Palkišče in direzione di Mikoli sul terreno di proprieta di Ivan Pahor.
Battaglioni speciali
Le autorita fasciste iniziarono nei primi mesi del 1943 a mobilitare i giovani e gli altri coscritti che erano ancora a casa. Questi uomini pero non venivano inviati nelle unita regolari dell'esercito, bensi nei cosi detti battaglioni speciali, di stanza nell' Italia meridionale e nel Piemonte. Finita la caccia ai giovani nati nel 1943 inizio quella delle classi 1924,1925, e 1926. Le autorita militari formavano nei centri di raccolta di Asti, Acquila, Pistoia, Carrara, Savigliano e Potenza delle nuove speciali unita di lavoro cioe, unita di internati in divisa militare. Tali unita venivano trasferite dopo uno o due mesi dai centri di raccolta in Sardegna, Sicilia, Calabria o nelle Puglie. Nei battaglioni speciali furono inviati ben 19 abitanti di Dol-Vallone: Karlo Vižintin, Edo Vižintin, Avgvst Ferletič, Maks Stepančič, Danilo Frandolič, Jošef Pahor, Bruno Šuligoj, Andrej Boneta, Mario Pahor, Emil Devetak, Danilo Devetak, Štefan Vižintin, Mirko Peric, Lado Frandolič, Cvetko Krulc, Jošef Frandolič, Anton Berlot, Jošef Vižintin, Stanko Gorjan. Molti di questi tornarono a casa nel settembre del 1943 ed entrarono nelle file partigiane. Alcuni diedero la vita per un futuro migliore combattendo nelle unita del FL. Altri percorsero diverso vie di sofferenza e di lotta e tornarono a casa a guerra finita.
P - 15
Si tratta della stazione di collegamento delle stafette partigiane che faceva parte di quella vasta rete di communicazioni che collegava l'intera Slovenia in un unico sistema. La P-15 era la stazione situata piu ad ovest dell'intero territorio sloveno e fu costituita ed organizzata nel gennaio 1943. Il suo funzionamento si divide in due fasi: la prima comprendeva il periodo dalla costituzione al marzo 1944 quando l'attivita venne sospesa e la seconda fase va dall'ottobre del 1944 sino alla liberazione - in questo periodo pero la sigla fu P-16. Poiche' la P-15 operava al confine del confine etnico sloveno e si trovava a contatto con le popolazioni italiane, la sua esistenza rappresentava un importante punto di appoggio per il FL sul Carso Goriziano. Inoltre le stafette armate partigiane rappresentavano per gli abitanti di Dol-Vallone, Doberdo del Lago, Vrh-San Michele e Poljane-Marcottini l'esercito partiggiano e rappresentavano pure un aiuto morale per il movimento di liberazione. L'attivita della P-15 comprendeva anche la raccolta di dati e informazioni in merito all'industria militare di Trieste, ai trasporti sulla linea ferroviaria Trieste-Monfalcone. Le stafette in servizio alla P-15 erano di valido aiuto agli attivisti che acquistavano materiale tecnico e sanitario nella pianura friulana
La stazione P-15 aveva i propri punti di riferimento e di collegamento dove si presentavano gli attivisti e le staffette a Dol-Vallone, Doberdo del Lago, Vrh-San Michele e Doberdo del Lago. Il primo commandante della stazione P-15 fu Jošef Pahor - Michael si Nova Vas vicino a Opatje Selo; lo aiutavano da cinque a otto partigiani adibiti al servizio staffetta. La P-15 era collegata con la P-13 operante nella zona di Komen, Dutvlje, Tomacevica, Gabrovica e Veliki Dol. La P-15 teneva inoltre i collegamenti sino a Monfalcone e Ronchi-Ronke, mentre la P-13 arrivava sino a Trieste con la posta e gli stampati. La P-15 era collegata anche con la P-12, situata in alcune caverne austriache nel bosco vicino al paese di Špacapani presso Renče. La stazione P-12 era di grande importanza, poiche' si trovava nelle immediate vicinanze di Gorizia.
Pero la loro lotta per la conquista del FVG comincio anche prima, durante la fine della guerra
Dal testo in sloveno si apprende che i seguenti comuni italiani hanno partecipato dalla lotta di liberazione slovena con i rispettivi numeri di collaboratori-traditori dell'Italia:
San Canzione- tutta la popolazione
Doberdo - 44
Deevin - 942
Fogliano - 904
Monfalcone- 3151 e San Polo 290
Opatje Selo- tutta la popolazione
San Pietro - 1088
Ronchi - 2358
Staranzano- 545
altri 1058
otale 25898
Conclusione
L'Italia soffre di una crisi d'identita e la Slovenia ne approfitta. I politici passano il loro tempo, legislatura dopo legislatura a "costruire" nuove legislazioni elettorali e nuovi partiti mentre gli interessi della nazione vengono tralasciati. Mentre gli italiani americanizzano la loro lingua e la loro cultura, gli sloveni slovenizzano il FVG. Non si puo parlare di globbalizzazione se questo termine vuol dire americanizzazione a scapito dell'italianita; l'otto settembre a Nova Goriza, c'e stata una grandissima festa nella piazza principale della citta per comemorare la "liberazione dall'Italia, mentre una settimana dopo a Gorizia, nella comemorazione del ritorno di Gorizia all'Italia al parco della Rimembranza, c'erano soltanto dei politici ed una manciata di cittadini tutti anziani, e in questo momento il presidente della provincia di sinistra, Gherghetta, ha avuto il coraggio di sottolineare che siccome quella data era una data storica per l'Italia e lui non farebbe il suo discorso anche in sloveno, anche se in quel momento pensava al suo nonno che aveva aiutato a costruire il socialismo in Croazia andandoci nel 1947 mentre gli esuli ne scappavano; in questo momento il presidente Gherghetta ottenenne come risposta il soffio di tutti i presenti con la sua tradizione alla patria. Anche nel contesto della UE non esiste una omogenizzazione generalizzata, dato che UE significa, secondo il Trattato di Roma, una "communita di nazioni" dove ciascuna di esse difende i propri interessi. Una nazione e come una famiglia dove ciascuno deve fare la sua parte per il bene colletivo. Se uno non lo fa e l'insieme che ne sofre; l'aumento della criminalita, la mancanza di civilta e di rispetto delle regole sociali, la diffesa dei regionalismi a scapito degli interessi nazionali porta l'Italia a non riuscire a mantenere un livello di benessere socioeconomico e crescono le tensioni sociali. La credibilita dei politici a tutti i livelli e talmente crollata che addiritura le liste civiche col beneplacito di un commediante (Beppe Grillo) hanno una risposta piu positiva dalla parte della popolazione che e stanca di papabili come Berlusconi o Prodi, e certamente vinceranno le prossime elezioni; tranne se dei partiti veramente seri, con candidati di destra credibili e l'avvenimento di un governo veramente di destra strema, vera destra, che faccia rialzare il popolo italiano, proteggendo i "suoi" interessi prima di allinearsi con i suoi alleati in impegni che non ci riguardano o che non ci convengono, come hanno fatto sia il centro-destra che il centro-sinistra in nome di un riconoscimento internazionale, con risorse tolte dal Ministero per i Beni culturali fra altri, per esempio per finanziare le nostre forze in Afghanistan ed in Libano, che non solamente non ci giova veramente ma peggio, ci ha fatto perder l'attrativita come attrazione turistica.
Deve rimanere in Italia solamente chi dimostri di amare questo paese partecipando di opere sociali o civiche che lo attestino.Prima di tutto penso che debba essere data la cittadinanza italiana soltanto a chi e di cultura italiana, a dei cittadini di tutto il mondo di origini italiane, perche uno che non condivide la nostra cultura e che arriva in barche sottobanco nelle nostre coste, non amera mai veramente il nostro paese; gli stranieri che vengono in Italia solamente per mandare soldi alle loro famiglie all'estero non si inseriranno mai. Pero voglio anchio lasciare chiaro al Sig. Bossi della Lega Lombarda, che ha detto in un radunno del suo partito a settembre del 2007 che il tricolore era stato un errore e che Garibaldi aveva fatto una stronzata, che lui e per me il peggior avvenimento politico del nostro paese che non ne ha assolutamente bisogno. Direi anzi, che la prossima volta che andra in Svizzera per farsi operare che vi resti per imparare con gli svizzeri di tutte le quattro lingue ufficiali e non minoritarie cosa vuol dire amare il proprio paese.Cultura vol dire educazione, che va molto spinta e sviluppata, ma bisogna soprattutto far rinascere nei cuori dei nostri giovani l'amore per l'Italia perche' loro diventino piu responsabili dei loro atti e rifiutino di drogarsi, di uccidere nel trafico, di abbandonare la scuola, ecc .
Per quanto riguarda la Slovenia, che e profondamente nazionalista l'Italia deve smettere di farsi sfruttare da questo paese che succhia le nostre risorse e si sviluppa sulle nostre spalle con l'aiuto dell'organizzazione chiamata "Glaudio" che continua la guerriglia economica all'interno delle nostre frontiere come raccontato sopra. L' Italia dovrebbe frenare i programmi di collaborazione congiunta se dalla parte italiana ci sono degli sloveni italiani e questi dovrebbero essere spinti a scegliere una delle due cittadinanze obbligatoriamente. Bisogna portare la Slovenia a rispettare i nostri diritti nel suo territorio cosi come gli sloveni li godono qui.
Per rendere i rapporti con la Slovenia piu equanimi e vincedevolmente proficui penso che la lingua e la cultura italiana dovrebbero essere estese a tutta la parte occidentale del paese e che nelle citta del Litorale sloveno tutte le citta e le signaletiche dovrebbero essere bilingui. Che la lingua italiana in Slovenia abbia tanta importanza quanto lo sloveno in FVG! e che gli esuli agli occhi del nostro governo abbiano piu importanza dei balcanici in generale. Parlare la lingua dell' altro e rispettare e dimostrare considerazione per lui; gli sloveni si rifiutano di parlare la nostra lingua e ci disprezzano allo stesso tempo che ci manipulano.
Il Sig. Mario dassovich nella fine del suo libro sopracitato (pag.271) ha capito bene:
"Le tabelle bilingui croate-italiano abbattute non furono mai piu ripristinate nelle due lingue, segno del consenso politico e della solidarieta nazional-patriotica delle autorita con l'azione dei vandali.
Questi episodi, che misero allo scoperto il vero volto nazionqalista dei croati verso i gruppi minoritari non slavi e verso gli italiani in particolare,rivelarono che i principi di fratellanza e internazionalismo erano falsi e fornirono la dimostrazione che i tentativi compiuti fino a quel momento di cancellare qualsiasi indizzio della secolare presenza italiana a Fiume non erano degli "errori", bensi un vecchio progetto che raggiungeva al capolinea della sua realizzazione."
Questa constatazione vale ancora oggi,dato che gli italiani sono i soliti turisti nelle spiagge croate che non hanno il diritto di contare con vigili della loro nazionalita che garantiscano la loro sicurezza in Croazia ed i marinai italiani sono minacciati dalla nuova legge croata di protezione e pesca del suo litorale imposta unilateralmente senza nessuna reazione dalla parte nostra.
L'Italia deve smettere di diffendere gli interessi degli altri in nome della democrazia e pensare ai propri interessi nel rispetto degli altri. Le zone storicamente italiane dell'Istria e Slovenia vanno trattate come parti dell'Italia e le concezioni a Slovenia e Croazia fatte contro compensi nell'ambito di politiche regionali che considerino gli interessi degli istriani e giuliani, contribuendo al benessere degli italiani di queste regioni.
La Compagnia Guastatori
Nell'ambito del Jušnoprimorski Odred - Battaglione della Primorska del sud, si costitui nella primavera del 1944 una compagnia guastatori. Questa unita fu costituita per continuare ancora piu sistematicamente gli attachi alle comunicazioni. La compagnia dipendeva dal Distaccamento del Litorale Meridionale ma operava abbastanza autonomamente. Era divisa in tre pelotoni: il primo operava sul territorio di Pivka, il secondo sul Carso superiore e il terzo sul Carso inferiore. Dalla compagnia guastatori facevano parte soprattutto combattenti nativi del Carso. Molti erano di Dol-Vallone, Doberdo del Lago, San Michele e Marcottini. Il terzo plotone operava nel territorio che va da Sistiana a Gorizia. I bersagli preferiti erano le linee ferroviarie, le strade, le linee d'alta tensione e le fabbriche.
Dol Vallone NELLA LOTTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
Dalla costituzione dell' O.F - F.L (Fronte di Liberazione) al settembre 1943
"Il convegno costituente del Fronte antiimperialista del popolo sloveno che il 22 giugno 1941 al momento dell'attaco tedesco contro l'Unione Sovietica e l'attaco italiano contro l'Iuguslavia cambio la propria denominazione in Fronte di Liberazione del Popolo Sloveno (O.F), ebbe luogo il 27 aprile 1941 a Liubiana.
Dai primi documenti della lotta di liberazione nazionale appare chiaro che il Comitato Cenbtrale del Partito Comunista Sloveno ed il Comitato Esecutivo del Fronte di Liberazione non trascurarono il destino degli sloveni del Litorale e di Trieste. Gli inizi della lotta di liberazione nazionale dimostrarono appunto che fu necessario un collegamento del PCS con il Litorale dove si era molto sviluppata la coscienza nazionale. La coscienza nazionale sarebbe stata pero di per se' insufficiente per iniziare una guerra di liberazione nazionale e per la rivoluzione popolare. La coscienza nazionale fu molto forte nel Litorale sin dagli inizi del risveglio nazionale a causa della minaccia del crescente e sempre piu potente imperialismo italiano. La cosceinza nazionale fu presente nella gente di ogni ceto sociale anche durante l'occupazione italiana che dura per ventidue anni e proprio tale coscienza divento per il FL uno tra gli alleati piu importanti.
Un contatto diretto viene segnalato verso la fine del 1941, verossimilmente verso la prima meta del dicembre 1941. Conteporaneamente operava un gruppo di operai che operavano presso la cava Cotič di Devetaki a Dol Vallone . Nelle cave op0eravano degli op0erai residenti a Dol Vallone, Poljane-Marcottini, Vrh-S.Michele e Opatje-Selo. Il gruppo forniva il FL di denaro e materiale vario.
GLI INIZI DEL F.L A DOL-VALLONE.
Per l'inizio della lotta di liberazione nazionale a Dol-Vallone e importante l'organizzazione del F.L creatasi a Opaje Selo poiche' allora Dol-Vallone apparteneva al comune di Opatje Selo nell'ambito della Procinvia di Gorizia. Opatje Selo fu nel 1941 indubbiamente uno dei centri piu importanti del FL sul Carso.
Non fu difficile stabile i contatti fra la gente poiche' tutti si conoscevano fra di loro. Molti degli abitanti di Opatje Selo erano impiegati del cantiere di Monfalcone-Tržič, dove lavoravano anche molti abitanti di Dol-Vallone.Questa e altre cause determinarono la necessita di un'incontro informativo tra gli attivisti del FL e un gruppo di abitanti Fidati di Dol-Vallone. L'incontro si svolse alle ore serali al n. 23 di Palkišče, nella casa di Ivan Pahor; e difficile stabilire la data esata.
Dopo aver parlato molte volte con i partecipanti sopravissuti, possiamo collocare la data dell'incontro verso la fine di marzo o l'inizio di aprile del 1942. All'incontro erano presenti: Avgust Duguli (Augusto Dugulin)- Macas Potokar;Lado Pahor- Mirko Kostanc, Anton Peric, Jošefa (Tinuta) Boštiančič, Jože (Pepo) Boštiančič, Ivan Pahor e forse la sua figlia Čvetika Pahor; infatti la famiglia Pahor vive tuttora in Italia. In primo Luogo Maks spiego la situazione politica generale nella Slovenia e nel Litorale. Descrisse inoltre la costitutizione e l'importanza del FL, il suo programma e i fini. Seguirono poi le disposizioni programmatiche e i consigli per iniziare le attivita per iniziare le attivita del FL a Dol-Vallone. Stabilirono di iniziare una sostanziale raccolta di fondi, perche' il FL disponesse di danaro e di altri materiali. Contemporaneaqmente Anton Peric e Ivan Pahor dovevano mettersi d'accordo con alcuni abitanti pronti a collaborare.Allas fine stabilirono di preparare un'incontro con piu partecipanti entro due mesi. Questo primo incontro puo essere considerato come il vero inizio dell'attivita del FL a Dol-Vallone.
Nelle tarde ore serali di un giorno della seconda meta del mese di maggio del 1942 si svolse nella casa di Ivan Pahor,al n. 23 di Palkišče, un incontro con numerosi partecipanti: attivisti venuti da altre localita: Avgvst Duguli - Maks Potokar - Škerbina, August Špacapan - Strnad - Renče, Lado Pahor - Mirko Kostanc - Kostannjevica. Abitanti del luogo: Anton Peric (Pirčev) - Devetaki- contadino; Ivan Pahor (Nute Tinin) - Palkišče - impiegato, Fran Gorjan (Rišov) - Boneti - operaio; Jože Vižintin (Pinzot) - Mikoli, contadino; Šetfan Višentin; Pinzor Mikole, contadino; Alojz Vižintin (Pinzot) - Palkišže, operaio, Karlo Višentin (Drejev) - Palkišče, contadino ;alojz vižintin (Juvanc)Vižintin, contadino, prima operaio in Francia; Karlo Zavadlav,Palkišže,tagliapietre; Joše Pahor (Sivkič) Devetaki, operaio.
Gli attivisti del comittato circondariale presenti lodarono il lavoro svolto in tempo cosi breve avendo conquistato alla causa del F.L circa quindici abitanti del paese. Rispiegarono a tutti i fini e le intenzioni del FL e si accordarono in merito al lavoro da svolgere nel paese. In tal modo furono stabilite le basi per tutta la successiva attivita del FL a Dol-Vallone
Durante il lavoro si presento ben presto la necessita di nominare in ogni frazione del paese un rappresentante del FL. Questi avrebbe dovuto curare i collegamenti e coordinare il lavoro corrente. Percio fu organizzato - su iniziativa di Anton Peric e Ivan Pahor - un'incontro nell'agosto del 1942 tra gli attivisti del FL di Dol-Vallone. All'incontro parteciparono anche i responsabili del comitato circondariale Avgvst Dugulin - Maks e Lado Pahor - Mirko.Anche questo incontro si svolse nella casa di Ivan Pahor a Palkišče. La decisione piu importante di quell'incontro riguardava la nomina dei responsabili per le varie frazioni di Dol-Vallone e l'elezione del comitato del FL del paese. La funzione di responsabile fu assunta dai seguenti attivisti: per Boneti, Franc Gorjan, per Mikoli Jože Višintin, per Pakišče Ivan Pahor, per Vižintini Alojz Vižintin, per Devetaki Anton Peric. Presidente del Comitato del FL per Dol-Vallone fu eletto Ivan Pahor, segretario invece fu eletto Anton Peric.
Bisognava naturalmente tenere e curare i collegamenti con le organizzationi del FL degli altri paesi, in particolare con Opatje Selo, allora sede del comune, da dove era partita l'iniziativa. Tramite Opatje Selo e la locale organizzazione del FL passava il collegamento del resto del Carso. I collegamenti non erano solamente di natura organizzativo-politica, ma servivano anche per la circolazione di informazioni, del materiale di propaganda, delle pubblicazioni del FL, di altro materiale e di aiuti denaro.
Intensificazione delle attivita del FL
Contemporaneamente al comitato del FL furono costitutie e si svilupparono altre due organizzazioni, sempre nell'ambito del FL: un'organizzazione che provvedeva agli acquisti e alle forniture e un servizio informazioni. Gli attivisti che si curavano di questi due settori opperavano secondo leggi ancor piu ferree di cospirazione di quelli appartenenti ai vari comitati del FL. Tanto le forniture quanto le informazioni comprendevano per forza di cose soltanto un numero limitato di attivisti che erano responsabili in genere per compiti molto specifici. Generalmente non facevano parte dei comitati del FL dei singoli paesi..
Ambedue i compiti erano per Dol-Vallone molto importanti, poiche' il collegamento fra il Carso e il Friuli, dove il materiale veniva acquistato, passava proprio per il paese. Lo stesso dicasi per l'attivita informativa, poiche' Dol-Vallone si trova fra strade e linee ferroviarie importanti. Basti pensare che il paese si estende con le varie frazioni lungo la strada Gorizia-Trieste e che si trova in prossimita della linea ferroviaria tra le due citta. Queste caratteristiche furono naturalmente tali sino alla fine della guerra.
Il significato e l'influenza dell'organizzazione del FL nel paese furono importanti non solo dal punto di vista politico, ma quindi anche dal punto di vista degli approviggionamenti e dell' informazione. Dell'attivita commerciale faceva parte anche l'acquisto di bovini che prospero particolarmente dopo il 1942. A Dol-Vallone arrivava la maggior parte delle mandrie che proseguivano verso il Carso e arrivavano alle unita partigiane.
Il 1943 sino alla capitolazione dell'Italia
L'importanza del FL derivava dalla proficua attivita del comitato del FL di Dol-Vallone e dei comitati di Doberdo del Lago, di S. Michele e naturalmente del comitato di Opatje Selo che promosse il lavoro in tutti gli altri paesi. Il comitato di Dol-Vallone collaborava attivamente con tutti gli altri. Si puo affermare che nel 1943 il comitato locale inizio a operare quasi pubblicamente. La composizione dei comitati rimase per alcuni mesi invariata; il numero dei membri non aumento, promosse pero un'attivita polivalente. Non si limito piu soltanto alla propagazione delle idee e dei fini del FL, ne' alla raccolta di materiale vario e di elargizioni, ma amplio la propria attivita tra la gioventu, al servizio stafette ad altri campi. Riusci a riunire tra le proprie file la maggior parte della popolazione del paese.
Settembre 1943 - La Prima Liberta.
Alle ore 18 dell'otto settembre 1943 giunse tramite la radio il proclamo di capitolazione incondizionata dell' esercito italiano. La notizia si diffuse rapidamente durante la notte e il giorno seguente sino ai paesi e ai casali piu lontani del Litorale. Tutti si muossero. Nessuno, ne' uomini ne' donne, ne' giovani ne' vecchi seppe contenere i propri sentimenti per troppo tempo repressi: ci fu un'esplosione di allegria e di entusiasmo. Dopo venticinque anni di repressione giunse finalmente il giorno della liberazione. Le unita fasciste, i carabinieri, l'esercito, che fino alla fine avevano svolto coscienziosamente i propri compiti nella lotta contro l'esercito di liberazione nazionale si sfasciarono rapidamente dopo la pubblicazione della capitolazione dell'Italia e si trasformarono in gruppi di uomini disorganizzati e demoralizzati che desideravano raggiungere il piu presto possibile le proprie case nelle regioni interne dell'Italia. Sotto la guida dei comitati del FL, del comitato regionale del PCS e dei comitati circondariale e rionali dello stesso,la popolazione inizio subito a destituire gli organi del regime fascista e a disarmare l'esercito italiano.
In due soli giorni tutto il territorio del Litorale Sloveno fu libero, meno Trieste-Tst,Gorizia-Gorica e le altre localita che si trovavano lungo le linee ferree. Il Consiglio di Liberazione Nazionale per il Litorale Sloveno, l'organo di potere piu importante, si costitui l'undici settembre. Ingenti quantita di armi diventarono proprieta delle masse popolari che si armarono.
A Dol-Vallone la notizia della capitolazione si diffuse in un attimo la sera stessa dopo essere stata trasmessa alla radio.Tutto il paese ne fu informato rapidamente.Molti erano persuasi che fosse gia arrivato il giorno della vittoria e della liberta. Pensavano che la guerra fosse finita.Soli pochi capirono e si resero conto che sarebbero state ancora necessarie molte vittime e tanto lavoro sino alla vittoria finale e la liberazione definitiva.
Il comitato del FL prese il potere esecutivo e stabili la propria sede nella casa di Ivan Pahor, presidente del comitato di Dol-Vallone. La casa di Tinin divento cosi la sede del potere popolare. Il comitato si propose di seguire gli eventi all'interno del villaggio e di coordinare le attivita a seconda delle necessita e le direttive inviategli dal comitato circondariale. Da presto punto di vista disponeva di tutti gli abitanti presenti che si misero spontaneamente a disposizione. Comunque e necessario subito sottolineare che l'intero paese rispose all'appello: tutti si fecero avanti e aiutarono.
Le staffette partigiane con in testa il commandante Joše Pahor e il gruppo approvvigionamento di Jože Škrk seguirono gli eventi dal punto di vista militare. Decisoer subito di disarmare insieme agli abitantiDi Doberdo del Lago,Lamiano e Opatje Selo gli avanposti dei carabinieri nelle singole localita. In tal modo le armi sarebbero passate in mano alla popolazione che avrebbe dimostrato cosi che il potere era in mano al FL.
La sera del nove settembre Dol-Vallone divento il centro del FL per tutto il Carso Goriziano. Il comitato circondariale del PCS per il Carso organizzo dapprima una specie di centro di raccolta a Opatje Selo. Ma si accorse subito che sarebbe stato meglio trasferire il centro a Dol-Vallone per due motivi: a) a Dol-Vallone l'organizzazione del FL era forte e fidata b) il paese e situato all'incrocio di strade e sentieri sia verso il mare che verso Gorizia, Trieste e all'interno del Carso.
Nel settembre 1943 quindi Dol-Vallone divento una base operante vera e propria, sede del FL e centro di raccolta e di smistamento. In merito a questa ultima caratteristica bisogna dire anche questo:nei giorni seguenti alla capitulazione comincio a transitare per il paese un fiume di gente. Si trattava di migrazioni in ambo i sensi. Dall'interno della Slovania ritornavano dei soldati italiani che desideravano raggiungere il piu presto possibili i luoghi natii. Naturalmente non tornavano per i centri maggiori come Trieste e Gorizia, dove li aspettavano i tedeschi e di conseguenza l'internamento nei campi di concentramento. La via naturale passava per il Carso e proprio attraverso Dol-Vallone se volevano raggiungere la pianura friulana ed evitare da una parte Gorizia-Gorica e dall'altra Trieste-Trst
Dall'interno dell'Italia cominciavano invece a tornare gruppi di incarcerati politici, di internati nei campi di concentramento, di confinati e di giovani sloveni in divisa dell'esercito italiano che tornavano a casa. Ma non si trattava solo di sloveni, c'erano anche striani, croati, serbi, montenegrini - in breve tutti quelli che l'Italia fascista aveva incarcerato o aveva imposto loro la divisa militare. Contemporaneamente Dol-Vallone assunse il compito di retrovia del "Fronte Goriziano" e divento un centro di raccolta. Bisogna sottolineare il fatto che il paese era parte integrante del fronte goriziano e lo dimostra il dato che attraverso Dol-Vallone e Doberdo del Lago passavano i rinforzi per il fronte goriziano per gli operai delle localita costiera e della pianura friulana, soprattutto di Monfalcone-Tržič e Ronchi-Ronke. Anche gli scontri e i combattimenti svoltisi nell'area di Dol-Vallone dimostrarono l'importanza e il significato della localita per il fronte goriziano.
Comandante deol centro di raccolta era Joše Skrk-Vodnik,suo sostituto invece era Franc Štoka-Rado, ritornato dal campo di internamento di Ponza, ma nativo di Prosek-Prosecco presso Trieste-Trst. La funzione del centro comprend3eva anche compiti di carattere militare. Il centro raccoglieva i gruppi di operai e contadini italiani che arrivavano da Monfalcone-Tržič e dintorni. Questi gruppi erano armati ed equipaggiati solo parzialmente. Era quindi necessario equipaggiarli ed inviarli sul fronte goriziano.
La localita si trasformo anche in un arsenale di materiale vario: armi, munizioni, alimenti,vestiario, ecc. Tutto questo doveva essere riordinato e inviato sia sul fronte goriziano sia verso l'interno del Carso attraverso Opatje Selo
Il centro di Dol-Vallone doveva anche essere opportunamente diffeso. Sebbene gli scontri principali si svolgessero presso Gorizia-Gorica, i tedeschi non rimasero a lungo con le mani in mano. Appena giunsero i rinforzi, provarono piu volte con piccoli gruppi di sfondare le diffese e di terrorizzare la popolazione che non era abituata agli scontri armati.
I partiggiani naturalmente si aspettavano tali sortite e si prepararono opportunamente. Il compito di organizzare una squadra armata sul territorio di Dol-Vallone fu dato a Drago Mozetič- Marko. Nella squadra entrarono venti abitanti di Dol-Vallone reduci dell'esercito italiano. L'unita era nazionalmente mista perche' ne facevano parte i volontari di Monfalcone-Tržič., Ronchi-Ronke e Selce-Selz.Il numero aumento notevolmente.
Gli uomini piu anziani costituirono invece un distaccamento della Narodna-Zaščita-Diffesa popolare che doveva garantire la sicurezza a Dol-Vallone, fare la guardia alla sede del comitato del FL, alla sede del centro di raccolta, agli autocarri e agli altri veicoli, ai magazzini e alle cucine di campo.
Poiche' a Dol-Vallone portavano le strade e i sentiri di Štivan-S.Giovanni al Timavo,Monfalcone-Tržič, Ronchi-Ronke, Gorizia-Gorica, e da Opatia Selo, fu necessario organizzario una diffesa per il centro con l'aiuto di barricate e appostamenti armati. Percio furono ostruite con grossi massi quasi tutte le strade e i sentieri che portavano verso il territorio liberato.Questi punti di diffesa venivano controllati da pattuglie ed erano sotto il tiro delle metragliatrici.
Gli avvenimenti che si susseguirono a Dol-Vallone dall'otto al venticinque dicembre sono tanti che e impossibile elencarli tutti. Tutto aveva un decorso per cosi dire fulmineo. Le giornate traboccavano di episodiinteressanti e importanti.
Riportiamo come esempio lo scontro avvenuto presso Devetaki il diciotto settembre. La mattina presto mosse da Mnfalcone-Tržič una colonna tedesca comprendente sette autocarri, un veicolo col simbolo della croce rosso un un'autoblindata. L'autocolonna prossegui per Selce-Selz e Doberdob-Doberdo del Lago sino a Poljane-Marcottini e poi verso Devetaki e si sposto verso Gabrje lungo la strada principale. Nonnostante la prudenza con la quale si spostava, la colonna motorizzata cadde nell'agguato tesole dai partigiani tra Gabrje e Rupa. Dopo uno scontro piuttosto aspro fu respinta. Intanto i partigiani di Dol-Vallone occuparono le posizioni in parte nella cava e in parte sui pendii tra la cava e l'abitato di Devetaki. L'autocolonna tedesca respinta a Gasbrje ritorno per la stessa strada con molte precauzioni dopo la sconfitta subita. Un gruppo di soldati andava a piedi in fila per uno a distanza di tre metri. Poi venivano i tre autocarri e il veicolo della Croce Rossa. Due autocarri trainavano due pezzi da 88mm. Quando l'intero schieramento nemico si trovo a tiro, i partigiani attacarono. La metragliatrice pesante invio una raffica iniziale subito seguita da una valanga di fuoco. Molti militari tedeschi caddero subito, gli altri cercarono riparo nel fossato sul bordo della strada. La resistenza dei soldati nel fossato fu col tempo eliminata; alcuni furono uccisi, altri feriti.
Per risolvere lo scontro i partiggiani decisero di aggirare le posizioni nemiche e inviarono una ventina di combattenti. Arrivati sopra le caverne attivarono le bombe a mano e le lanciarono nell'interno. Il combattimento fini subito e solo allora i partigiani si resero conto del fatto di aver ottenuto un'eccezionale vittoria. Sequestrarono inoltre molte armi: un cannone da 88mm, un obice, una metragliatrice pesante tipo Breda,due mortai, due mitragliatrici, sette mitra,un fucile con cannocchiale, circa cinquanta fucili, sei pistole e numerose casse piene di munizioni e bombe a mano. Nello scontro morirono 42 soldati tedeschi, mentre 27 furono fatti prigionieri. L'unita partigiana non subi perdite e non ci furono neppure feriti. In base a testimoniose testimonianze possiamo valutare la forza del battaglione partigiano intorno a 220-250 uomini dei quali la meta era di nazionalita italiana, nativi di Monfalcone-Tržič e dintorni.
Dopo lo scontro segui una relativa calma che pero non preannunciava niente di buono. Infatti il nemico stava preparando l'offensiva di settembre. L'attaco generale contro il territorio libero del Carso, della valle del Vipava-Vipacco, della selva di Trnovo-Tarnova e dell'altipiano della Bajnščica-Bainscizza che ebbe inizio nella mattina del venticinque settembre con un fuoco di artiglieria come si usava sul fronte vero e proprio. Poi avanzarono i singoli reggimenti appoggiati da carri armati,autoblinde e altre unita motorizzate
Un reggimento di granatieri SS parti da Sešlian-Sistiana verso nord-est passando per Komen,Branik e giunse verso sera a Štanjel. Durante l'avanzata il reggimento si imbatte nelle posizioni partigiane disposti sui pendii carsici da Mavhinje-Malchina sino a Doberdob-Doberdo del Lago e Martinšcina-San Martino. I combattenti partigiani muniti solo di armamento leggero non potero fare altro che ritirarsi verso l'interno dell'altipiano carsico.
La prima fase dell'offensiva fini il trenta settembre; le unita tedesche si spostarono verso Brkini e l'Istria per dare inizio alla seconda fase dell'offensiva.Dopo il passaggio delle unita tedesche rimase la paura e il vuoto organizzativo, ma non per molto tempo, poiche' la volonta di arrivare alla vittoria finale fu piu forte del terrore e dei patimenti subiti.
Dal Ottobre 1943 al maggio 1945
Dopo l'offensiva tedesca gli attivisti ripristinarono i collegamenti. Le conseguenze dell'operato del comitato del FL e l'attivita svolta a settembre si evvidenziarono in un aumento dei tesserati del PCS. Il numero dei comunisti aumento raggiungendo una considerevole consistenza. A fianco dell'organizzazione del Partito ci fu il desiderio di costituire i comitati dell'organizzazione giovanile e delle donne in tutti i paesi e frazioni Infatti nel ottobre del 1943 si costituisce a Dol-Vallone il comitato dello SKOJ- l'organizzazione della gioventu comunista. Il gruppo contava quindici membri in prevalenza ragazze. Il loro lavoro comprendeva anche compiti difficili: la formazione politica dei membri e di tutti gli altri giovani del paese; la preparazione dei candidati al PCS; il servizio informazioni nel rione di Dol-Vallone; i colligamenti con gli altri comitati dello SKOJ, il servizio di staffetta,ecc
Copntemporaneamente si formo il comitato ZMS (Uniobe della Gioventu Slovena) e quindi del FL. Anche qui le ragazze erano piu numerose, poiche i ragazzi non erano rimasti a casa. Il compito del comitato fu di organizzare il maggior numero di giovani nell'ambito della ZMS e quindi del FL. Le donne si organizzartono nella AFŽ - Fronte antifascista Feminile. L'iniziativa parti dalla base. Segretaria del gruppo fu eletta Jožefa Bostjančič - Majda. Possiamo pero affermare tranquillamente che tutte le donne collaborarono attivamente nella lotta del movimento di liberazione nazionale.
Nel ottobre di 1943 il FL di Dol-Vallone si arrichi di altri due comitati. Fu istituita la difesa popolare formata soprattutto da uomini anziani e da ragazze. I membri di questo gruppo controllavano le vie d'accesso al paese, identificavano le persone che vi circolavano , facevano la guardia alle fortificazioni e ai magazzini e svolgevano ilo servizio staffetta nonche di informazione.
Il secondo comitato era quello della croce rossa che doveva risolvere principalmente due compiti: il pronto soccorso per i partigiani e gli attivisti feriti e la raccolta di materiale sanitario da inviare nelle unita partigiane.
La scuola
La scuola di Dol Vallone fu istituita nell'ottobre del 1943. L'attivista Jožefa Bostjančič - Majda sceglie un gruppo di ragazze disposte a insegnare ai bambini. Le ragazze avevano 16-17 anni. Nada Frandolč coordinava il lavoro di Milka Krulc,Cita Frandolič, Marika Zavadlav e Milka Višintin (Pinzot). Le lezioni si svolsero all'inizio nell'edificio scolastico di Palkišče ed erano frequentate da 20-25 bambini.
Le ragazze cercavano di fare il loro meglio sebbene non fossero maestre diplomate. La materia principale nella scuola era lo sloveno che i bambini imparavano con il dettato e con pochi libri a disposizione. Imparavano i canti popolari sloveni e ascoltavano le descrizioni dei fatti che si verificavano durante la lotta di liberazione. Una materia tra le piu interessanti era la geografia che permetteva loro di conoscere meglio le caratteristiche del luogo natio, del Litorale, della Slovenia e dell'Europa.
Dopo un certo periodo la scuola si trasferi poiche' l'edificio di Palkišče era troppo esposto ai rastrellamenti tedeschi. Le lezioni continuarono percio a Mikoli e si protrassero fino alla primavera del 1944.
Inverno 1943-44
Nel dicembre del 1943 furono fatti cambiamenti nel comitato del FL di Dol-Vallone. Mirko Pahor (Tinin) divento presidente del comitato. Lo aiutavano nel comitato Štefan Višintin-segretario, Jožefa Bostjančič - cassiere, Anton Peric - responsabile militare, Jošef Pahor (Sivkič), responsabile dell'inventario, Emil Frandolič-membro, Viktor Višintin-membro.
Nel gennaio 1944 Mirko Pahor fu sostituito da Joše Pahor perche' trasferito altrove. Mirko Pahor fu contemporaneamente nominato segretario della cellula del PCS. La funzione di Dol-Vallone continuo ad essere molto importante poiche' attraverso la localita passava tutto il materiale tecnico per le stamperie e le tipografie dislocate nel Litorale e il cibo che veniva acquistato nel Friuli.
Nel ottobre 1943 con l'arrivo dei tedeschi fu necessario tra l'altro spostare tutti i magazzini e le altre sedi nei casali sicuri durante i rastrellamenti tedeschi. Per questo motivo apparse anche la necessita di trovare dei nascondigli sicuri nelle cave e nelle grotte carsiche. Tra gli alimenti che venivano acquistati figuravano soprattutto il sale, il frumento, la farina e la pasta. Il trasporto passava per Monfalcone-Tržič e Ronchi-Ronke verso Doberdob-Doberdo del Lago, Poljane -Marcottini ne Dol-Vallone. Da queste localita prosseguiva per Renče passando per Vrh-S.Michele e Gabrje.
Le Elezioni del 1944
Nel settembre del 1944 furono organizzate delle elezioni. Questo fatto e molto importante perche' fu il risultato della manifestazione di volonta gia espressa durante la guerra. Si consolido il nuovo potere popolare scelto dalla popolazione che collaborava con il FL. Inoltre dimostrarono la volonta della gente di darsi un'altro contesto sociale e di volere la Slovenia unita.
Durante le elezioni il Litorale fu diviso in cinque circondari. Dol-Vallone faceva parte del Litorale centrale e precisamente del distretto di Kolmen. La consultazione popolare si svolse nella scuola il 10 settembre 1944 dalle ore 15 alle 18. La comissione elettorale era cosi costituita: Alojz Devetak-presidente; Nada Frandolič-segretaria;Jošef Bostjančič, Michael Gorjan, Cvetka Pahor, Milka Peric e Anton Peric - membri. Questo comitato funziono sino la fine della guerra.NELLA LOTTA PER LA LIBERTA, pag. 219 a 234 (Milan Pahor, Grafica Goriziana,1977)
I guastatori avevano bisogno di basi sicure da dove potevano partire in piccoli gruppi per effettuare i sabotaggi. I combattenti di Dol-Vallone pernoitavano a casa o nei dintorni, vicino al lago di Doberdo, sul colle Gradina,ecc Durante gli ultimi mesi di guerra fu organizzata una base importante a Marcottini, cosi il plotone si trovava vicino dai bersagli da colpire. Il gruppo a Marcottini era formato da combattenti nativi dei paesi vicini e quindi conoscitori della zona. Durante il giorno aiutavano i contadini nei campi e di notte si trasformavano in combattenti armati del FL. Cosi ottenevano un doppio effetto: riuscivano a mimetizzarsi e nascondersi durante i rastrellamenti tedeschi e inoltre aiutavano la popolazione che tanto si sacrificava per il FL.
La presenza dei guastatori a Poljane permetteva anche un buon funzionamento del servizio informazioni, molto importante per questo tipo di attivita. Esistevano dei collegamenti con i GAP italiani che passavano una quantita di notizie e informazioni utili. Tali informazioni erano quotidiane e anche le azioni erano molto numerose.
La stazione di collegamento della brigata triestina d'assalto.
La stazione di collegamento della rete d'informazione e delle staffette partigiane P-16 sostitui a Vrh-S.Michele la P-15. A Dol-Vallone invece funzionava una stazione per i collegamenti della brigata triestina d'assalto. La stazione serviva per i collegamenti tra la brigata partigiana e Monfalcone, Ronchi e dintorni, da dove arrivavano i nuovi combattenti, il cibo e gli altri materiali. La stazione in questione fu costituita nel giugno 1944 e funziono fino alla fine della guerra. Naturalmente era collegata con il sistema dele altre stazioni del FL."
Nel libro * L aquila aveva preso il volo - Libreria Editrice Goriziana,1998 * Mario Dassovich, fiumano esule a Trieste ci racconta la lotta di Fiume dagli ultimi mesi di guerra fino al 1955 per riaffermare la sua italianita finche-, vinta dagli alleati e dalla propria Italia dominata dagli comunisti, che oltre a firmare un trattato di Parigi contrario alla volonta del suo popolo, sosternne il governo croato nel suo sforzo annessionista. Un piccolo sommario di queste righe ci chiarisce la strategia degli iuguslavi titini sia in Croazia che in Slovenia.
* Nel 1945, trovandosi Fiume strettamente in mano agli iuguslavi, era irrealistico pensare che questi l avrebbero ceduta. D altra parte, ben sapendo che gli ostacoli interni all annessione definitiva di Fiume potevano venire unicamente dall autonomismo, le autorita iuguslave puntarono decisamente il dito contro quel pericolo e presero una serie di provvedimenti per scongiurarlo, al punto da creare una sorta di confine artificiale per separare Fiume dal resto della Veneyia Giulia, dando chiaramente ad intendere che la citta andava considerata una specie di yona C, gia de facto integrata alla Croayia e alla Iuguslavia, con una propria amministrazione cittadina, con proprie disposizioni di legge (sia pure con validita temporanea) e addiritura con una propria linea di demarcazione rappresentata da una barriera doganale posta provvisoriamente a Preluca, a meta strada fra Abbazia e Fiume, poco lontana dalla linea che fino a 1918 aveva separato la Fiume autonoma quale corpo separato della Corona ungherese dal resto dell-Impero austro-ungarico. Pero l-obiettivo politico questa volta non era quello di offrire alla citta una qualche autonomia o privilegio, bensi di legarla subito e strettamente al resto della Croazia/Iuguslavia, separando il suo destino da quello dell Istria ancora in predicato. Oltre alla annessione progressiva i comunisti croati e la polizia politica Iuguslava - OZNA - uccisero decine di militanti comunisti fiumani e autonomisti del C.N.L -Comitato di Liberazione Nayionale, fra cui tutta la famiglia Luksich.
In preparazione all accordo di pace fra i paesi alleati e l Italia per mezzo del trattato di Parigi del maggio 1947, Fiume tramite ilsuo rappresentante a Roma, prof. Riccardo Zanella, lasciarono chiaro ai rappresentanti alleati la volonta del popolo fiumano di unirsi all Italia e quantomeno di essere autonomo e libero, ma il governo croato tramite una politica di persecuzione e uccisione degli principali esponenti dell autonomismo friulano e la manipolazione della stampa, con l aiuto di giornalisti comunisti italiani giunti in Iuguslavia in controcorrente all esodo fiumano,oltre una politica di isolamento degli italo-fiumani dalla madre patria, riusci piano piano a isolare e indebolire questi ultimi al punto che grazie ad un accordo fra l Italia e gli alleati che prevvedeva agli abitanti fiumani di origine italiana che volessero riacquistare la cittadinanza italiana e tornare nel nostro paese fra gli anni 1945 e 1953, 45 000 dei 53 000 abitanti di Fiume lasciarono la citta.
Questi brani del libro di Giovanni Padoan associato a quello di Mario Dassovich *L-Aquila aveva preso il volo ( Libreria Editrice Goriziana,1998) e quello dello sloveno Milan Pahor, pubblicato a Gorizia nel 1977, conferma che la Slovenia non ha mai desistito di occupare la sinistra del Tagliamento, militarmente nel 1942 e culturalmente ed economicamente nei giorni d'oggi. vediamo un po cosa esso ci racconta.
" Il 3 giugno 1946 era stata raggiunta a Parigi un-intesa fra le quattro maggiori Potenze per la creazione di un Territorio Libero di Trieste e la fissazione di un confine italo-iuguslavo sulla base di una nuova linea che lasciava all Italia Tarvisio, Gradisca, Goriyia e Monfalcone ed assegnava alla Iuguslavia Fiume, l'Alto Isontino e larga parte dell Istria. In questo trattato fu garantito agli italiani delle regioni concesse alla Juguslavia la possibilita di optare per la cittadinanza italiana ed emigrare in Italia, cio che e stato ferocemente combatutto dalla stanpa comunista locale tramite i giornali ufficiali "La Voce del Popolo" e "il Nostro Giornale" che accusavano gli italiani di boicottare la costruzione del socialismo in Jusgulavia svutandola di braccia necessarie per la sua ricostruzione. Dal 1947 al 1953 piu di due terzi della popolazione di Fiume (45 000 persone) e piu di duecento mila giuliani-dalmati hanno emigrato.Infatti la situazione andava sempre peggio con la crisi del Comeiform, il blocco dei paesi comunisti contro cui la Juguslavia si era oposta per raggioni ideologiche (internazionalismo comunista contro nazionalismo Juguslavo) e con il trasferimento di molti impianti della Venezia-Giulia a Belgrado e la scelta da questa di una politica economica sbagliata che ha puntato soprattutto sull'industria pesante piuttosto che puntare sull'agricoltura; tutto cio malgrado l'aiuto degli americani che hanno cominciato ad inviari alimenti alla popolazione iuguslava.
Molti italiani, pero, per non lasciare i loro beni, sono rimasti dalla parte iuguslava, pero hanno dovuto abbandonare la loro lingua e la loro cultura poiche' gli sloveni hanno vietato l'utilizzo della lingua italiana, imponendo l'insegnamento del croato nelle scuole italiane, e ancora oggi i friulani di Nova Gorica e San Pietro, sul confine di Gorizia, hanno paura di parlarne. Ho intervistato diversi anziani, sopratutto una certa Francesca F. di S. Pietro che con i suoi 93 anni era contenta di raccontare; pero dopo uno dei nostri incontri essa e stata vietata di parlare da una signora che ci ha avvicinato ed allora non sono piu riuscito ad ottenere nessuna informazione. Intanto lei mi racconto di essere nata a Vipacco e di aver sempre parlato l'italiano a casa fino all'arrivo dei comunisti.
Un'altra signora, Nada, di 88 anni e slovena comunista,dopo aver raccontato che anche lei era nata a Vipacco ma che abitava a Nova Gorica dagli anni 50, mi disse che era scontenta con il mio progetto perche' secondo lei gli sloveni sono i padroni nella regione e io non dovevo intromettermi; anche perche' gli italiani avevano portato via un suo fratello che era morto in Sardegna."
Dato che gli sloveni si considerano i veri autoctoni del FVG, per loro gli italiani sono degli intrusi, al punto che nelle carte stradali slovene le citta del FVG sono tutte nominate con nomi sloveni (fig. ).Gli sloveni infatti trascurano l'evento storico della donazione a loro di terre nel Basso Friuli dalla parte del patriarca di Acquilea Giovanni dopo le invasioni ungheresi e poi il dominio della Repubblica di Venezia che e sconosciuta dai giovani sloveni
Si capisce quindi che l'adesione della Slovenia fra gli alleati e ulteriormente la trasformazione del movimento anti imperialismo in movimento di indipendenza antiitaliano (Fronte di Liberazione Sloveno) e sempre stato lo scopo ultimo degli sloveni intesi come popolo che non hanno mai accettato le culture latina e germanica e non si sono mai lasciati assimilare seppure abbiano fatto parte sia dell'Austria che dell'Italia per tanti secoli.
Oggi ancora, in un matrimonio d'interesse con gli americani che usano la Slovenia nella loro lotta anti-slamica e antisovietica, questa prova a slovenizzare il FVG per assentare il suo dominio e poi magari impadronirsi del territorio friulano-giulano e conetterlo alla Slovenia; un sogno che dura ormai piu di un millenio. Per raggiungere questo obiettivo, utilizzano i loro rapporti privilegiati con la comunita ebraica sia a Gorizia dove essa e molto presente, che a livello europeo e mondiale per contrastare le strategie di sviluppo italiane che vadano contro i loro interessi. Per esempio,la costruzione dei gasseificatori a Trieste per la produzione di energia.
L'Italia e sempre dipendente dalla fornitura di gas naturale per soddisfare i suoi bisogni di energia e pertanto avrebbe bisogno di costruire una decina di gasseificatori e il golfo di Trieste ha le caratteristiche ideali per accglierli. Sono stati quindi proposti due progetti da multinazionali spagnole del settore, pero la Slovenia, con l'aiuto delle associazioni ambientaliste triestine, loro alleate e il loro lobby nel Consiglio Regionale del FVG che e presieduto da una slavo-italiana (Maria Basso Poropat), ha blocato i due pregetti mentre la Croazia e la stessa Slovenia hanno approvato la costruzione di impianti simili rispettivamente nell'isola di Veglia e a Capodistria.
Sempre con lo stesso obiettivo e come di solito sostenuti dalla sinistra italiana che nel 1943 combatteva contro l'Italia e con cui hanno un accordo elettorate, adoperano ancora come strategie di dominazione: il lobby in Italia, il favoreggiamento del trafico di stupefacenti lungo la frontiera italoslovena e lo sfruttamento degli italiani con l'industria dei giochi d'azzardo (casino) mirati a loro.
Il lobbying nella politica e nell'economia italiana si fa a diversi livelli, sostenuto da centenaia di migliaia di sloveni radicati in tutta Italia settentrionale ma ovviamenti concentrati nel Friuli-Venezia Giulia. A livello politico loro si sono raggrupati in un partito - Unione Slovena - e hanno firmato un patto pluriannuale col DS che continuera a vigere col nascente Partito Democratico. A livello economico gli sloveni hanno assunto posizioni predominanti nel settore della logistica (porti, agenzie marittime,ecc); nel commercio transfrontaliero; e nel settore instituzionale (controlano l'autoporto SDAG di Gorizia, Sviluppo Italia di Trieste, ecc), e seppure rappresentino il 20% della popolazione del FVG ne concentrano il 50% della richezza. Inoltre, controllano anche la politica in FVG, grazie alla presidente del Consiglio Regionale (Maria Bassa Poropat) che e slavo-italiana e anche a livello nazionale con diversi rappresentanti sloveni nel governo Prodi come Budin al segretariato al Commercio Estero e Ettore Rosato, sottosegretario del Ministero dell'Interno. Il piu grande "colpo" recente e stato l'accordo italosloveno di polizia congiunta delle frontiere, firmato dal Ministro degli Interni D'Amato a Bled,Slovenia il 26 agosto 2007 secondo cui la polizia slovena potra agire su due terzi della Regione FVG (provincie di Udine,Gorizia e Trieste) mentre la polizia italiana potra intervenire in soltanto tre distritti di polizia sloveni (Capodistria, Nova Gorica e Krenj).Siccome i polizziotti sloveni non parlano l'italiano noi italiani saremo controllati e interpellati a casa nostra in sloveno! Un'altro grosso lavoro di lobby e quello fatto dal sottosegretario Budin visando a ravvicinare i porti di Trieste e Capodistria. Durante due anni quest'ultimo ebbe l'amministrazione del molo VII e lo distrusse; adesso che sta essendo fatto un buon lavoro dal signor Claudio Bonnicioli- presidente dell'autorita portuaria, aiutato da una congiuntura favorevole, e che il porto di Capodistria si rese conto che la Slovenia non e abbastanza grande ne gera un traffico sufficiente per competere con Trieste, allora stanno tentando di avanzare sulla scia del porto triestino.
Grazie alla legge di tutela linguistica delle minoranze e in corso a grandi passi un processo di slovenizzazione della Regione. Ne e un esempio il comune di Monfalcone che oltre ad essere un nido dei communisti ed aver collaborato con la liberazione slovena, seppure abbia meno del 0,5% della popolazione di lingua slovena, ha approvato una legge di tutela della lingua slovena come i comuni di frontiera, eppure ne dista una trentina di kilometri.
La strategia del favoreggiamento del trafico di stupefacenti e dell'immigrazione illegale ha come scopo l'indebolimento della coesione e delle forze della societa italiana, privandola dei suoi valori, usi e costumi, dato che un dipendente di droghe o un illegale obbediscono a qualsiasi ordine e addiritura uccidono a condizione di ottenere rispettivamente la dose giornaliera e la possibilita di rimanere in Italia. Per quanto riguarda la droga, i grandi fornitori si trovano dal lato sloveno e forniscono con molta facilita i consumatori italiani e per quanto riguarda l'immigragione illegale o il lavoro illegale, i paesi di confine come Nova Gorica sono un'oasi per migliaia di Serbi, Macedoni, Kosovari,ecc che, avendo acquisito la cittadinanza slovena nel 1991 durante la nascita della Repubblica della Slovenia, entrano e attirano degli amici e parenti che poi entrano con molta facilita in Italia grazie ai loro documenti sloveni ed alla grande quantita di vallichi non sorvegliati. Questi extracomunitari trovano nel nostro paese non soltanto il sostegno delle mafie che finiscono per adoperarli, ma anche della Chiesa che tramite le Caritas da loro copertura, vito ed alloggio gratuito che potrebbero essere occupati da cittadini in difficolta. Questi stranieri, poi, si radunano in ghettos nelle citta dove col tempo snaturalizzano il tessuto sociale come nel caso degli rom e anche degli sloveni a Gorizia che la stanno indebolendo economicanemte per favorire Nova Gorica, senza quindi inserirsi nella nostra societa; veda il fatto che soltanto 260 dei 10 000 sloveni della provincia di Gorizia pagano l'INPS.
Lo sfruttamento dei giochi d'azzardo mirato al mercato italiano ha lo stesso scopo del favoreggiamento degli stupefacenti cioe, indebolire il tessuto sociale italiano. E stato quindi predisposto nei principali valichi di frontiera con l'Italia da Bovec a Capodistria senza tralasciare dei valichi minori come Sešana-Opicina una rete di casinos controllati dal governo sloveno tramite una ditta chiamata Hit d.d. Successivamente stanno anche apparendo nei valichi minori dei casinos di proprieta privata ma sempre appartenenti a sloveni. La Hit fattura netto all'anno piu di cento milliardi di euro (€100mld) e piu di 90% della sua clientela e rappresentata da italiani da tutte le Regioni che vi lasciano spesso tutto il loro patrimonio. Alcuni pero, sono favoritti dai casinos per effetto pubblicitario (fanno vincere), come e stato il caso apparso sul giornale "Il Messaggiero Veneto" del 5 agosto 2007 del notaio di Grado (UD) che ha vinto e ha donato tutta la vincita all'ospedale di Nova Gorica che dista soltanto 100 metri dall'ospedale italiano di Gorizia.
Le questioni linguistica e politica
Il popolo sloveno ha sempre parlato prima il latino, poi l'italiano-friulano e finalmente il tedesco. Dal 1930 al 1947 Mussolini in un tentativo di omogeneizzare il paese, ha imposto l'uso della lingua italiana al posto di tutti i dialetti, cio che fu fatto in tutte le Regioni italiane tranne in in Friuli fra gli sloveni, che non si sono mai sentiti italiani e non hanno mai accettato la nostra cultura.
Dopo la nascita della Repubblica della Slovenia il popolo sloveno,inclusi quelli nati in Italia, hanno mantenuto e coltivato l'odio per la nostra lingua e cultura cosicche' le generazioni successive hanno imparato a non badare alla cultura italiana, assorbendo piuttosto in profondita la lingua inglese e la cultura anglo-sassone. Questa americanizzazione della Slovenia con il contemporaneo allontanamento dalla cultura italiana e dall'Italia in termini politici ha indotto gli solveni a vederci piuttosto come un oponente e no come un'alleato, malgrado gli sforzi di convivenza amichevole della Regione FVG e dell' Esecutivo; vediamo alcuini esempi:
La comunita italiana del Litorale Sloveno (Unione Italiana) affronta gravi difficolta nei suoi rapporti con il Parlamento Sloveno che tenta a qualsiasi costo di indebolire la cultura e la presenza italiana nel paese. Cosi la lingua italiana a Nova Gorica e inesistente e nel Litorare la TV Capodistria e minacciata di chiusura; senza parlare del fatto che l' Unione Italiana non e piu considerata dal governo sloveno nemmeno come un interlocutore credibile. Il bilinguismo che dovrebbe vigere nel Litorale sloveno, in termini pratici e inesistente, cosicche' a Gorizia dove si punta tutta a slovenizzare la parte italiana piuttosto che promuovere la nostra lingua nella parte slovena.
Questo che vi scrive e andato a incontrare il direttore per Gorizia della Associazione Nazionale per esprimere la sua discordanza con la situazione e questi mi disse che siccome gli sloveni avevano vinto la guerra loro mandavano nella Regione. Pero, come abbiamo visto, gli sloveni non hanno assolutamente vinto la guerra, dato che facevano parte della Repubblica di Juguslavia,avendo per lo piu sfruttato della debolezza italiana del momento e inserito dei politici e altri elementi corrotti o della sinistra nei posti chiave dell'amministrazione italiana del dopoguerra. Infatti e antidemocratico che un paesetto di meno di un millione di abitanti (non considerandosi gli abitanti delle altre repubbliche che hanno richiesto la cittadinanza slovena nel momento dell'indipendenza nel 1991), voglia commandare il destino dell'Italia e di tutta l'Europa, ottenendone la presidenza lo stesso anno che incomincia a fare parte del Trattato di Schengen e quindi senza una reale preparazione delle sue istituzioni e della mentalita del suo popolo che ancora non capisce cosa vuol dire essere europeo (sono ancora molto influenzati dal comunismo e profondamente nazionalisti e antiitaliani).

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